GIà GIOVANI COPPIE

A SANT’ILDEFONSO

Il “Gruppo Già Giovani Coppie”, com’è intuibile, non ha sempre avuto questo nome.
All’inizio della sua storia, parecchi anni fa, intorno alla metà degli anni Ottanta, il “Già “non esisteva. Infatti, il nucleo principale era costituito da alcune giovani coppie di sposi, amiche dall’epoca dell’appartenenza alla Comunità Giovanile della Parrocchia di S. Ildefonso. Col tempo il gruppo si è allargato, accogliendo singole persone, altre coppie e i figli che man mano nascevano e… lievitammo fino a una quarantina di famiglie.
Ciò che ci ha spinto a incontrarci è stato, ed è così ancora, il desiderio di crescere nella fede, con gli occhi ben aperti sulla realtà, in comunione con le sorelle e i fratelli.
Così, nel corso di questi lunghi anni, quasi quaranta, oltre a condividere momenti di preghiera, in particolare in Avvento e in Quaresima, abbiamo letto e meditato innumerevoli testi biblici del Vecchio e Nuovo Testamento, gli scritti del Cardinal Martini e qualche enciclica papale.
In parallelo abbiamo anche affrontato molte e svariate tematiche: etiche, sociali, psicologiche, economiche ecc. sollecitati dalle istanze dell’attualità. Qualche esempio fra i tanti: l’etica del lavoro, la diversità come risorsa, il rapporto tra genitori e figli (declinato a seconda delle varie fasi di crescita dei figli), l’accoglienza degli ultimi e dei migranti, lo sviluppo sostenibile, la riflessione sul fine-vita ecc.
Ci siamo confrontati con il pensiero di alcuni testimoni della fede, come ad esempio Don Milani, Guardini, Bonhoeffer, Jean Vanier, con esponenti di altre Chiese e numerosi missionari.
Con quale metodo? Il nostro gruppo si ritrova il sabato pomeriggio, una volta al mese e al termine dell’incontro ci attende la cena autogestita nella Parrocchia di Sant’Ildefonso (i cuochi sono il nostro fiore all’occhiello!). Che gioia le allegre e chiassose tavolate con i bambini condivise per tanti anni! A giugno è prevista un’uscita domenicale in cui uniamo al pranzo comune la verifica dell’attività svolta durante l’anno e le eventuali proposte per quello successivo.
Per quanto riguarda, infine, la tipologia degli incontri, le modalità sono varie e si alternano: invitiamo esperti del tema scelto (religiosi e laici) che inquadrino l’argomento, a cui seguono incontri di approfondimento all’interno del gruppo; altre volte un piccolo nucleo di persone si riunisce nelle case, prima dell’incontro, per prepararlo fornendo testi, tracce e domande per la successiva riflessione comune. Anche durante i mesi più duri di chiusura dovuta al Covid-19, incontrarci online ci ha aiutato a mantenere una vicinanza confortante.
Ripensando al cammino percorso insieme negli anni, sentiamo una profonda gratitudine per il Signore che ci ha accompagnato nei momenti felici, ma soprattutto custodito in quelli faticosi e difficili.
Lui ci ha tenuto uniti nel Suo amore. (Gabriella Dighera)

Testimonianze

Sono nato in questo quartiere, a 100 metri dalla Parrocchia di Sant’Ildefonso: posso dire che il mio legame con essa è cominciato da subito, fin da quando i miei genitori mi portavano alla Messa, poi con il catechismo e i Sacramenti; ma questo rapporto non è stato solo per motivi “geografici”: dalle scuole superiori fino ad ora nella mia mente è un cammino che non si è mai interrotto, che ha modificato via via alcune caratteristiche, ma è rimasto sempre presente e la nascita e la partecipazione al nostro “gruppo”, così l’ho sempre chiamato, ora “Già Giovani Coppie”, fa parte integrante e per me non separabile della mia esperienza di cammino nella vita. Quando ho finito le scuole medie inferiori, eravamo all’inizio degli anni ‘70, la società era pervasa dallo spirito del ’68 e anche i gruppi e le Parrocchie ne vivevano gli stimoli, le speranze, le contraddizioni e le contrapposizioni anche aspre con le precedenti generazioni.
La parola “Comunità” era quella più presente, quella che più affascinava noi giovani: eravamo tutti convinti che quella fosse la strada da intraprendere. In questo contesto è nata qui a Sant’Ildefonso, come in tante altre realtà, la “Comunità giovanile” cui partecipavano moltissimi ragazzi e ragazze più grandi di me, che ne erano i leader, e nella quale io e i miei coetanei, tra cui molti che ora sono nel nostro Gruppo, siamo stati accolti con lo spirito dell’epoca, in cui tutti potevano e dovevano comunque partecipare.
Poi vi sono stati numerosi avvenimenti che hanno portato a una trasformazione e anche a una diaspora di alcuni dei più “vecchi” e hanno lasciato noi, giovani tra i 17 e i 24 anni, in un certo senso abbandonati, ma liberi davanti a una scelta: continuare in questo cammino comunitario o cercare il nostro futuro in altre realtà (Gruppi confessionali, politici…).
Ebbene, molti di noi, quelli che sono ancora qui, hanno scelto di andare avanti, spesso “auto-gestiti”, a volte in rapporto più o meno stretto con i sacerdoti, comunque sempre parte della Parrocchia. Questo gruppo, questa Comunità, ha rappresentato per me il centro della vita, perché qui ho trovato i miei amici più cari, ho vissuto le esperienze più intense e profonde che hanno segnato la mia crescita, ho incontrato come molti di noi una fidanzata e poi una moglie con cui condividere tutto questo.
Certo, tutti noi e anch’io abbiamo vissuto in quegli anni la scuola, la Università e poi l’inizio del lavoro, abbiamo incontrato tanta gente e rapporti importanti, ma alla fine il luogo del cuore, che non è un luogo fisico ma uno spazio dove vivere amore, amicizia e cammino spirituale, è rimasto sempre il nostro “Gruppo”, la nostra Comunità, che non ha mai smesso di esistere ma si è trasformata con noi fino ad assumere i connotati che ha ora, GGGC.
Naturalmente negli anni ci sono stati alti e bassi, riflessioni e aneliti ad avere rapporti sempre più stretti e quasi “monastici” si sono alternati a momenti più tiepidi; in questi anni chi tra noi era in un momento più positivo e propositivo ha aiutato gli altri che erano in momenti più difficili, alternandosi in questo cammino, senza lasciare nessuno indietro, perché credo che tutti noi pensiamo che non ci si salva da soli, ma tutti insieme.
Un’esperienza di Comunità e Comunione che dura da quasi 50 anni, un’esperienza credo più unica che rara che difficilmente può essere capita senza conoscerne un po’ la storia.

Carlo

“Oggi andiamo ‘alle famiglie’, mamma?”… questa era la domanda che, all’età di cinque anni, mio figlio Davide mi poneva immancabilmente ogni sabato mattina, attendendo il turno mensile di quel sabato pomeriggio da passare con gli amichetti come momento di gioco e festa; allo stesso modo, per noi genitori era, ed è, una vera gioia poter condividere e gustare l’Ascolto della Parola del Signore con persone fratelli e sorelle nella fede, concludendo l’incontro cenando poi insieme: è sempre un’esperienza di grande libertà!
La libertà di potersi frequentare (al tempo che fu coi figli sempre al seguito), incontrandosi in spazi ampi, anche all’aperto, per riflettere, pregare e sostenersi nelle fatiche quotidiane, riconoscendosi nel comune desiderio di voler mettere il Signore al centro del proprio “andare”.
Quel sabato squarcia la routine della vita lavorativa, spesso frenetica, e incornicia un tempo disteso, caratterizzato da relazioni gioviali dove è possibile prendersi cura gli uni degli altri, e dove la fede condivisa si alimenta di Speranza.
“Oggi mangiamo alla casa ‘dell’o-a-toio’, mamma?”… incalzava Letizia, la mia seconda figlia, qualche anno più tardi; sì, perché all’oratorio noi ci sentiamo a casa, la casa della Comunità dei fratelli, punto di partenza per camminare nel mondo capaci di accogliere il Prossimo con il desiderio di abbracciarlo: proprio come fanno quelle linee bianche che, dalla Mensa della nostra chiesa di Sant’Ildefonso, partono a raggiera e vanno lontano… proseguendo all’infinito, e che sono senz’altro l’abbraccio di Gesù, che ci consola sempre, spesso attraverso il sorriso di un amico fraterno.
Il sabato “alle famiglie” è stato, ed è, un dono della Provvidenza!

Cinzia

Vi è un sottile ma sensibile arco di compasso che ruota intorno a Piazza Damiano Chiesa. L’ampiezza del suo raggio non è geografica ma è fatta di persone ed esperienze vissute.
Chi, come me, ha sposato un/una residente appartenente a questo universo circolare, per dote partecipa a questa storia. Storia dalle radici molto profonde e fertili, come lo sono quelle solidamente piantate lungo i corsi d’acqua.
È in questo contesto che nasce il Gruppo Giovani Coppie. Ricordo come a suo tempo il nome non mi avesse entusiasmato. Lo trovavo poco significativo. Insomma, più adatto a facilitarne la collocazione nel più generale organigramma parrocchiale, piuttosto che a rappresentarne l’essenza.
D’altronde inconfutabilmente eravamo giovani ed eravamo coppie, e ora, ripensandoci dalla giusta distanza, devo riconoscere che nulla poteva essere più significativo di queste due condizioni dell’essere. Il trascorrere delle stagioni ha poi suggerito di aggiungere al nome il prefisso “Già”. Così, in un lampo, eccoci arrivati al Gruppo “Già Giovani Coppie”.
A distanza di così tanti anni la nostra piccola comunità autogestita ancora oggi si riunisce attorno alla Parola, sosta insieme a riflettere, ascolta, cerca di pregare e, cosa di non poco conto, condivide il cibo e un bel numero di figli. Numerose nidiate di cuccioli d’uomo hanno corso all’impazzata per poi ritrovarsi, paonazzi ed esausti, alla cena comune, gli stessi che più grandicelli intorno ai tavoloni organizzavano le prime uscite serali, e ancora da giovani si ritrovavano amici e compagni di sempre, e in ultimo ora presentano lieti le nuove cucciolate sotto gli occhi fieri e teneri di nonne e nonni. Uno spazio nel quale la diversità di alcuni, piuttosto che i momenti difficili di ciascuno, hanno sempre incrociato uno sguardo ospitale, una attenzione amorevole, un momento di con-passione. Tanti piccoli e semplici gesti, testimonianze preziose straordinariamente ordinarie per chi le sa osservare.
Tracce di vita nelle quali accomodarsi e ritrovare pace, anche solo per un istante, e per le quali vi assicuro ve ne è d’avanzo per esserne riconoscenti e grati.
Qualcuno su questo sentiero ci ha lasciato, ma non temete, il sensibile arco di compasso, nella sua linea sottile, ricongiunge tutti i punti. Per mistero della sua forma li trattiene tutti pari per distanza dal Centro: dunque ci incontreremo ancora! ci riabbracceremo nella gioia!! Per carità, senza fretta. Chi è andato avanti sistemi i tavoli e li imbandisca con il pane e il vino buono che dobbiamo riconoscere non esserci mai venuto meno.
Il resto lo lasciamo al Maestro di tavola che ineffabilmente e malgrado noi ci ha accompagnato con discrezione e accudito in tutti questi anni.

Toni