RIFLESSIONE DI DON ANTONIO SUL RINNOVO DEI CONSIGLI PASTORALI

 “Luogo di pensiero, più che di organizzazione; luogo di discernimento e lettura dei segni dei tempi; luogo di fraternità, condivisione, sinodalità; luogo in cui, con sensibilità diverse, superando ruoli e funzionalismi, si condivida la stessa preoccupazione per la missione ecclesiale; …” (Direttorio 2024)

Il nuovo direttorio ci ha consegnato un’immagine nuova del Consiglio Pastorale: non deve essere un’esperienza di organizzazione di attività, di incontri o di eventi ma un’esperienza di Chiesa che pensa. Secondo me questo vuol dire, innanzitutto, che non le singole situazioni, ma la Parola di Dio deve essere riferimento autorevole e originario, capace di far nascere strade e prospettive pastorali, anche nuove. In secondo luogo il Consiglio Pastorale della nostra Comunità Pastorale delle “Nozze di Cana” non può lavorare senza aver presente chi sono le persone che fanno parte della Comunità e del territorio; sarà importante conoscere gli ambienti, le situazioni e le difficoltà che la gente che abita al di qua e al di là di corso Sempione oggi vive.

LA COMPOSIZIONE DEL CONSIGLIO PASTORALE
Immagino una “giunta” fatta di due o tre persone che, insieme ai sacerdoti, possa individuare alcuni temi di fondo su cui il Consiglio Pastorale (formato da 15 persone più la Diaconia) dovrà lavorare per uno o due anni. La Diaconia invece sarà il luogo in cui si porta avanti la vita ordinaria della comunità, e che attua in modo concreto le indicazioni del Consiglio Pastorale.

AMBITI IMPORTANTI SU CUI RIFLETTERE
Tra i tanti temi che potranno essere scelti ed elaborati dal lavoro del nuovo consiglio Pastorale ne individuo tre, sui quali, come Comunità Pastorale, oggi più che mai dobbiamo fermarci a riflettere.

  1. LA FAMIGLIA. Sto scoprendo in questi anni che una pastorale sganciata a un’attenzione alla famiglia in quanto tale non porta molti risultati. Dobbiamo mettere al centro la famiglia. Cosa vuol dire? Come riuscirci? Quali strade percorrere? Ecco, questo è quello che il Consiglio Pastorale potrebbe pensare.
  2. LA FORMAZIONE DEGLI ADULTI. Nella nostra Comunità abbiamo la presenza di diversi gruppi familiari, una Caritas che opera in diversi ambiti, … Come fare sì che tutti i gruppi che abbiamo non lavorino sganciati da un cammino comune? Non basta che ciascuno faccia il proprio cammino, ma occorre trovare il modo per camminare insieme e che i vari gruppi rendano vivo e vitale il cammino dell’intera comunità.
  3. LA CURA E L’ATTENZIONE AL TERRITORIO. Come la nostra Comunità può essere una comunità aperta, attenta agli altri, disponibile a mettersi in discussione?

IDENTIKIT DEL CONSIGLIERE
Ritengo che il consigliere debba essere uno che ami Gesù e la Chiesa, abbia una passione per il Vangelo, quindi una passione per l’uomo e la comunità cristiana. Auspico che nel Consiglio Pastorale i consiglieri siano persone diverse l’una dall’altra con storie personali, esperienze di vita e idee differenti, altrimenti non usciamo dal solito orticello, dalle solite cose.
Quello che sarà eletto quest’anno sarà il primo consiglio unitario della “Comunità Pastorale” e sarà un consiglio chiamato a guardare al futuro. Bisognerà sempre meno fare riferimento alle cose già fatte – che sono da tenere sullo sfondo perché sono le nostre radici – e pensare sempre di più ai frutti nuovi che la Comunità potrà portare nel futuro. Ecco perché, secondo me, abbiamo bisogno anche di gente nuova. Accanto a un gruppetto che possa essere la storia, abbiamo bisogno di persone che davvero guardino al futuro e a come l’incontro delle persone con il Vangelo possa avvenire oggi e domani.